Vi chiederete: “ma che cos’è che ha spinto due giovani, poco più che ventenni, a farsi qualcosa come diecimila chilometri su un treno, in terza classe?”
La risposta non è proprio facile. Siamo stati spinti da una pletora di fattori.
Tutto è iniziato nel non troppo lontano 2016, avevamo da poco cominciato il secondo anno di università, adesso siamo felicemente laureati in lingue e letterature straniere, ma allora eravamo semplici studenti alle prese con lo studio della lingua russa. Eravamo al secondo anno, in un bel giorno soleggiato di dicembre, quando decidemmo di andare ad una conferenza sulla Siberia, dove, scoprimmo poi, ci saremmo innamorati del viaggio sulla ferrovia transiberiana.
A questa conferenza hanno preso parte numerosi professori universitari e giornalisti, che hanno esposto i loro scritti, i loro punti di vista sul paese e, cosa più importante, alcuni di essi hanno parlato delle loro personali esperienze a bordo della transiberiana.
Ebbene, le loro parole, ambasciatrici di terre lontane, di grandi campi sconfinati e di visi sempre più diversi da quelli ai quali siamo abituati, ci hanno semplicemente rapito il cuore.

Da quel fatidico dicembre 2016 non abbiamo fatto altro che pensare a quelle città delle quali abbiamo sentito parlare, con quei nomi così esotici, al grandioso lago Bajkal, pensare a come sarebbe stato interessante percorrere la ferrovia che taglia a metà il paese più grande al mondo. Un concetto di viaggio lento, romantico, alla ricerca di un qualcosa che forse non troveremo mai o forse alla riscoperta di un piacere fanciullesco, a bordo di un treno dove, per ore e ore, condividerai tutto con dei perfetti sconosciuti, rigorosamente immersi in un contesto russofono… insomma: una follia!
Sulle prime, parlavamo del viaggio più in maniera astratta, che non pensandoci concretamente, più come se fosse un sogno irrealizzabile o un qualcosa di troppo lontano, troppo difficile, troppo costoso, insomma troppo.
Poi però, troppo affascinati ed innamorati di quest’idea, abbiamo iniziato a fare sul serio: ci siamo impegnati in un risparmio maniacale, mettendo via spiccioli provenienti da piccoli lavoretti, rinunciando alla pizza o al cocktail in più del sabato sera e dando un taglio alle spese inutili, però ancora non bastava. Essendo studenti a tempo pieno, le nostre entrate erano praticamente nulle, allora ci è venuta l’idea di convertire il regalo di laurea da parte dei nostri parenti e amici in una colletta anonima e finalizzata al viaggio, un po’ come si fa con i moderni viaggi di nozze. Questo fu ciò che ci ha permesso di realizzare il più grande sogno della nostra vita: metterci a bordo di un treno e partire per l’Oriente.
E qui ci ha colpito un grande dilemma: fare la transiberiana “tradizionale”, cioè da Mosca a Vladivostok, oppure scendere fino a Pechino, attraversando la Mongolia? Devo dire che in realtà non è stata una scelta molto difficile: sono bastate alcune fotografie dell’immenso deserto del Gobi per farci scegliere la seconda opzione.
Ebbene, non più “transiberiana”, bensì “transmongolica”. Una traversata del mondo, dell’intero continente eurasiatico, da Milano a Mosca e poi da lì a Pechino in treno, passando per le città di Perm’, Ekaterinburg, Novosibirsk e Irkutsk, poi una tappa al lago più profondo del mondo – il Bajkal – per poi ripartire nel mondo dei buriati e dei mongoli, tra Ulan-Ude e Ulaanbaatar, concludendo il nostro lungo viaggio a Pechino, non senza una tappa nel surreale e famigerato deserto del Gobi.