
E
così, dopo un mese di viaggio, si torna a casa. Un mese che ci ha dato
la possibilità di vedere tanto di questo piccolo puntino chiamato Terra.
Culture diverse, popoli, occhi che si affusolano come scie di comete
man mano che si va verso Oriente, sorrisi, espressioni cupe, speranza e
desolazione, ubriachi molesti e ubriachi gentili, capre cavalli mucche
cammelli liberi di correre, la libertà di vivere
dove si vuole e la soffocante necessità di essere chiusi in una sola
grande città tutta la vita, fiumi di persone in pochi metri e chilometri
sterminati di spazi solo per noi. Un viaggio che ci ha portato
dall’altra parte del mondo, fino alla Cina, tutto via terra. Le
metropoli russe, grandi città affascinanti tutt’ora velate di socialismo
sovietico ma con una marcia ingranata verso il futuro. La natura
possente della Russia, milioni di verdi alberi svettanti. I giovanissimi
controllori con speranze occidentali. La Mongolia, terra indomita e
libera, dove chiunque può vivere dove vuole per quanto vuole, in
perfetta armonia con la natura. Il deserto è narratore di storie
distanti e misteriose portate con la voce di mille venti lontani. Carne,
sangue, fuoco e sabbia. La Cina, enorme leviatano di milioni e milioni
di persone. Ti guardano come se fossi un alieno, tu, con la barba o i
capelli biondi. Bambini che ti osservano spaventati ma sorpresi con quei
loro occhioni a mandorla. Un sogno rosso. Il caos e la tranquillità.
Libertà reale e apparente.
Siamo solo una minuscola parte di questo pianeta e un’ancora più minuscola parte di questo universo.
Un grazie va a tutte le persone che abbiamo incontrato e che hanno
condiviso con noi parte del percorso. Gente da tutto il globo, bianchi
neri gialli e verdi e blu. Tutti esseri umani.